Giro d’Italia 1910 (18 maggio-5 giugno)

Ormai notissimo, Galetti si allinea fra i cento iscritti suddivisi in sei squadre. Li attendono dieci tappe, poco meno di tremila chilometri, ci si aspetta una riedizione del duello fra Ganna e Galetti con i francesi – Petit Breton, Brocco, Menager e Dortignacq – nel ruolo di terzi incomodi: i francesi vestono la maglia rosso fiammeggiante della Legnano. Galetti corre per l’Atala, in maglia grigio-blu in cui ritrova gli amici Ganna e Pavesi.

La prima tappa, da Milano a Udine, finisce in una volata di diciassette con Ernesto Azzini che batte proprio Galetti e Menager. Alla partenza della seconda tappa, destinazione Bologna, i corridori sono già scesi a ottantacinque e dieci di loro si ritireranno quel giorno, che annota una serie di incidenti: un carro carico di fascine ostruisce la strada e vi finiscono contro in diversi; un cavallo imbizzarrito trascina la carrozza mentre passano i corridori e ne investe uno, Cittera, che si ritira; infine un’auto urta Lauro Bordin costringendo al ritiro pure lui. Di nuovo esito in volata con Galetti ancora secondo alle spalle di Dortignac con Petit Breton terzo. Galetti balza in testa alla classifica e vi resterà fino a Milano

1910 - Arrivo della prima tappa del Giro d’Italia Milano – Udine: 1° Azzini, 2° Galetti
1910 - Arrivo della prima tappa del Giro d’Italia Milano – Udine: 1° Azzini, 2° Galetti
1910 - Telegramma del Consiglio USM a Carlo Galetti dopo la prima tappa del giro Milano - Udine
1910 - Telegramma del Consiglio USM a Carlo Galetti dopo la prima tappa del giro Milano - Udine

La terza tappa è sua. Al termine della Bologna-Teramo l’ordine d’arrivo parla chiaro: primo Galetti, secondo Ganna, terzo Pavesi, quarto Petit Breton, distanziato di 28 minuti anche per la rottura di due raggi. Nella notte avviene il dramma: i corridori dell’Atala si svegliano in preda a forti dolori al ventre. Ganna, Galetti, Pavesi, Sala, Bruschera e Danesi accusano dissenteria e vomito. Si ipotizza un caso di avvelenamento da cibo, perché tutti hanno mangiato le stesse cose. La mattina dopo, i soli Galetti e Pavesi hanno un aspetto normale; gli altri mettono paura a vederli.

La durezza della corsa, il gran caldo e un acquazzone violento nel finale riducono gli atleti in gara a quarantasette unità, che scendono a ventitré al termine della quarta tappa, da Teramo a Napoli, resa dura dagli attacchi di Galetti che però viene preceduto sul traguardo da Pierino Albini e dai francesi Brocco e Dortignacq, tutti della Legnano. Fra i ritirati, Petit Breton: sbaglia strada, infilando un sentiero sconnesso su cui spezza la forcella; per un po’ si porta in spalla la bicicletta, cercando qualcosa con cui ripararla; alla fine si arrende e si ritira. La Legnano, pur vantando i primi tre posti nella tappa, ritira la squadra per protesta.

Nella tappa successiva, da Napoli a Roma, Galetti deve difendersi dagli attacchi dei compagni, visto che di avversari non se ne vedono più; finisce quarto dietro a Pavesi, Ganna e Corlaita; in classifica ha un vantaggio nettissimo su Pavesi, mentre Ganna è risalito al sesto posto. E al quarto il giorno dopo, vincendo la Roma-Firenze proprio davanti a Galetti (sesto è Pavesi). È il momento di Ganna. A Genova batte ancora Galetti, Canepari e Pavesi, salendo al terzo posto. Non andrà oltre.

Nella Genova-Mondovì Galetti ristabilisce la gerarchia: è primo davanti a Pavesi e Ganna. Saranno ancora loro tre a dominare le tappe che restano: a Torino vince Pavesi davanti a Ganna, Corlaita e Galetti. A Milano, Ganna entra per primo all’Arena, precedendo di poco tutti gli altri. I “tre moschettieri” dell’Atala finiscono ai primi posti: Galetti con 28 punti, Pavesi con 46, Ganna con 51.