In tempo di guerra

Il 28 marzo 1915 si corre la Milano Sanremo. La guerra già infuria in Europa e l’effetto sulla corsa si vede subito: nessun corridore straniero partecipa alla competizione. Ci sono, e vengono premiati per questo, quattro corridori che hanno disputato tutte le nove edizioni fin qui svolte: Galetti, Ganna, Rossignoli e Canepari. Girardengo, giunto solo a Sanremo, verrà squalificato e Corlaita sarà decretato vincitore. Lucotti, Gremo e Galetti, arrivati insieme, finiscono nell’ordine.

La Milano-Torino del 25 aprile vede il marcamento di Girardengo a Corlaita, ovviamente reciproco, per una rivincita che non può mancare. Sulla pista del velodromo di corso Casale arrivano soltanto in cinque e Girardengo, il più fresco, mette in fila Roncon, Bordin, Corlaita e Aimo. Quanto a Galetti è sedicesimo e penultimo.
Passa un mese e l’Italia entra in guerra.

Il 7 novembre parte il Giro di Lombardia con Galetti, non ancora militare, che presto perde le ruote dei primi. Poi recupera, ma a Lecco fa parte di un gruppo a un quarto d’ora dai primi. Si ritira.

1918 - Gerbi e Galletti, nei ritratti a sinistra e destra, col berretto militare. Al centro, Galetti e Gerbi col casco delle prove su pista.
1918 - Gerbi e Galletti, nei ritratti a sinistra e destra, col berretto militare. Al centro, Galetti e Gerbi col casco delle prove su pista.

La prima guerra mondiale della storia dell’umanità falcidia anche i ciclisti chiamati alle armi: fra gli italiani, Amedeo Polledri, nel 1912 compagno di squadra di Galetti nell’Atala, aviatore, muore poche settimane prima della fine del conflitto. Perisce nel dicembre 1917 anche Petit Breton, il piccolo bretone Lucien Mazan. Octave Lapize, vincitore del Tour 1910 e di tre consecutive Parigi-Roubaix, muore in un duello aereo sopra la Mosella. Non sopravvive il vincitore del Giro d’Italia 1913 Carlo Oriani, bersagliere ciclista dell’11º Reggimento. In rotta dopo Caporetto, Oriani si butta e attraversa il fiume come può. Morirà per gli esiti di quel bagno fuori stagione, a dicembre del 1917, in un ospedale del meridione dove hanno cercato di curarlo.
Altri torneranno a casa. Tra loro Costante Girardengo, bersagliere a Savona; Giovanni Rossignoli fa la guerra al fronte, ma ne torna; Eberardo Pavesi passa gli anni di guerra in una caserma di Genova, ha qualche licenza per gareggiare, protetto da Geo Davidson, influente presidente dell’Unione Velocipedistica Italiana. Giosuè Lombardi si arruola in aviazione. Alfonso Calzolari, che ha vinto il Giro del ’14, in Fanteria, nel servizio di Sussistenza. Gaetano Belloni è esentato: aveva lasciato sotto un tornio la prima falange di un pollice, non potrà mai sparare. Clemente Canepari, ormai trentenne, si arruola volontario e farà l’ausiliario in Sanità.
Carlo Galetti è fatto abile alla visita di leva nel 1902, ma lo lasciano in congedo illimitato perché già padre di famiglia: dopo Dina, nata nel 1909, sono arrivati Adriana nel 1912 e nel 1915 Giancarlo. A guerra in corso viene chiamato alle armi il 10 luglio 1916. Si presenta in caserma puntualmente, è arruolato nel 68º Reggimento Fanteria della Brigata “Palermo” di stanza a Milano. Galetti, come tutti quelli in età avanzata, rimane a Milano come ciclista porta ordini. Ma rischierà ugualmente la vita in un incidente … stradale. Nemmeno un mese dopo la fine della guerra Galetti Carlo tornerà a fare il tipografo; il corridore, ha già ripreso a farlo; anzi, non ha mai smesso.