Gare dopo la guerra – 1919

Da Milano a Sanremo, in partenza piove. Galetti si è allenato con Sivocci, suo compagno nella Legnano, nei dintorni di La Spezia, e i due si presentano in buona forma. A Savona forzano i tempi i tre uomini della Stucchi: Oliveri, Gremo e un rinato Girardengo, inseguiti dall’indipendente Santagostino e da Canepari. Galetti insegue lanciatissimo con Lucotti e Azzini. Prima di Sanremo Gremo stacca Girardengo, ritardato da una foratura, e vince da solo; Oliveri è terzo, attardato un guasto meccanico. e precede Azzini. Galetti riesce a superare l’indipendente Mario Santagostino, ma è quinto a 25 minuti.

Nella successiva Milano-Torino di metà aprile, dominata da Girardengo, Galetti è soltanto 23º. Pochi giorni dopo, organizzata dal Messaggero, si svolge in tre tappe la Roma-Rimini-Trento-Trieste che tocca i campi di battaglia della guerra appena finita. Girardengo vince tutte e tre le tappe. Galetti, chiude al settimo posto della classifica generale.

A fine agosto Trieste vede l’arrivo di una “gran fondo” di oltre seicento chilometri che parte da Torino e transita anche da Trento. La giornata è caldissima, chi preserverà le energie avrà la meglio.
Verso Trento una salita stimola l’attacco di uno dei Buysse, Marcel; Galetti è fra i primi inseguitori e riporta sotto un manipolo di contrattaccanti. Girardengo è in ritardo e a Treviso, dove transitano al comando Galetti, Cervi, Sivocci Marcel e Lucien Buysse, Girardengo accusa, con Agostoni e Santhià, un ritardo di un quarto d’ora. Si ritirerà di lì a poco. Dalle retrovie rientra Durando. I due belgi provano ad allungare, ma sono sempre Cervi e Sivocci a riprenderli. La volata, dopo oltre 27 ore di corsa, se la giocano in otto: Sivocci, assai fresco, scatta ai 100 metri e si impone nettamente mentre Galetti, inesauribile, toglie proprio sul traguardo il secondo posto a Marcel Buysse.

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La stagione di Galetti finisce con un quarto posto nella Corsa XX settembre, la Roma-Napoli-Roma alle spalle di Alfredo Sivocci, Giuseppe Azzini e Giosuè Lombardi. La prima frazione, da Roma a Napoli, si rivela decisiva. Sono pessime le strade: i 42 chilometri di rettilineo che portano a Terracina (dove Sivocci vince il premio di traguardo davanti ad Azzini, Galetti e Cervi), costringono i corridori a spostarsi continuamente da un bordo all’altro cercando dove è possibile mettere la ruota e le imprecazioni si sprecano. La fatica e qualche incidente alle biciclette riduce prima a sette, poi a cinque, poi a quattro il gruppetto di testa. Un attacco di Giosuè Lombardi in prossimità di Fondi toglie dal numero il Galetti, che perde sempre più terreno. Resta attardato, salendo verso Posillipo, anche Lombardi e la volata a due favorisce Sivocci, con l’involontaria complicità di uno spettatore che rallenta la corsa di Azzini. La folla è enorme e per niente disciplinata. Galetti mantiene il quarto posto, arrivando – stanco e demoralizzato – oltre un’ora dopo i primi e precedendo di quasi un’ora il napoletano Umberto Romano.

Una giornata di riposo rimette in sesto lo “scoiattolo”. A peggiorare è il tempo: un uragano accompagna gli otto rimasti in gara a piazza San Ferdinando, dove viene dato il via da Napoli alle 5 e 30 del 20 settembre. Ma si parte in treno: le strade sono impraticabili, impossibili anche se si andasse piano piano e l’uso di un camion militare per raggiungere Capua da dove si sarebbe potuto partire per davvero, viene negato dalle autorità. Mentre i corridori guardano dal finestrino la pioggia che continua a cadere, l’auto della giuria impiega due ore a percorrere i 32 chilometri da Napoli a Capua, affondando nel fango.
Il via viene dato per davvero attorno alle 10 e due ore dopo smette di piovere. Il plotoncino, festeggiatissimo ad ogni passaggio di centro abitato, perde per strada i più stanchi e sfortunati sotto le tirate di Sivocci e Azzini. Con loro, a Segni, è rimasto il solo Carlo Galetti. Lombardi insegue tenacemente a un minuto; gli altri sono ormai fuori corsa.
Azzini, attardato da una foratura, riesce a riportarsi sui due che procedono a passo spedito. Il terzetto entra in città da Porta Maggiore e affronta gli ultimi 12 chilometri di circonvallazione per raggiungere lo stadio. Dove, acclamato da ventimila spettatori, arriva prima di loro Giosuè Lombardi: entrato in città da Porta Maggiore, aveva tirato diritto per la Stazione Termini, arrivando prima anche dell’auto della Giuria. Naturalmente, spentisi gli applausi, sarà retrocesso al quarto posto.
Sivocci batte di una macchina Azzini. Galetti, di tre in volata, è terzo.
Ma per Galetti il 1919 è l’anno della pista. Se in passato vi ha fatto brevi comparse, nel primo dopoguerra si dedica con costanza al mezzofondo, la gara dietro motori, dove la sua carenza in velocità sparisce di fronte alla sua resistenza a fatiche prolungate. Risultato: vince il campionato italiano.